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Settori produttivi e infrastrutture

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L’economia del Brunei è poco diversificata: la ricchezza del Paese, come rilevato, è legata sostanzialmente alle riserve di idrocarburi che agli inizi del 1993 erano stimate in 1,4 miliardi di barili di petrolio che dovrebbe durare per i prossimi 25 anni e 320 milioni 3 di gas che dovrebbero coprire almeno i prossimi quarant’anni: ma la produzione è destinata a continuare molto più a lungo. La produzione di petrolio è arrivata al suo massimo di 250.000 barili per giorno (b/g) nel 1979, ma è arretrata a 150.000 b/g negli anni ‘80; durante la crisi del Golfo la produzione è stata autorizzata ad aumentare fino a 152.000 b/g nel 1990 ed a 162.000 b/g nel 1991 fino a 182.000 b/g nel 1992. Tra il 1993 ed il 1995 la produzione è stata sempre di 157.000 b/g, con una punta di 161.000 b/g dek 1994. Negli anni seguenti la produzione di petrolio è risultata in diminuzione, soprattutto nel 1996, con 149.000 b/g, e nel 1997, con 147.000 b/g. Per il 1999 invece, per far fronte alla caduta dei prezzi internazionali del petrolio, era stato raccomandato un incremento produttivo del 25%, ma la produzione è stata in media sempre di 150.000 b/g, 9% in più rispetto al 1998. I primi mesi del 2000 hanno mostrato un ulteriore incremento produttivo, intorno ai 185.000 b/g. Nel 1993 è stata istituita la Brunei Gas and Oil Authority il cui obiettivo primario è quello di offrire consulenze al Sultano in materia concernente gli idrocarburi nelle fasi dell’estrazione, trasformazione, conservazione e stoccaggio. Il monopolio della produzione è stato finora detenuto dalla Brunei Shell Petroleum, di cui sono pari azionisti il Governo del Brunei ed il Gruppo Shell Olanda. Sin dal 1993 la domanda nazionale di prodotti petroliferi è stata pertanto soddisfatta dalla raffineria di Seria che appartiene al gruppo Brunei Shell Petroleum. Nel corso del 2000 il settore è apparso però al centro di importanti cambiamenti. Sebbene il Brunei abbia finora mostrato pochi segni di diversificazione rispetto all'affidamento sulle entrate petrolifere, il Paese sta invece cominciando a discostare la sua attenzione dalla Brunei Shell Petroleum (BSP) come unica fonte di entrare petrolifere. L'arrivo di una società neozelandese, la Fletcher Challenge Energy, che ha comicato a trivellare nell'ambito di quello che è il più grande progetto di esplorazione petrolifera offshore del Brunei, da portare avanti in una decade, è appunto in quest'ottica. Altre iniziative muovono in tal senso, come ad esempio la proposta del Consiglio Economico di creare una compagnia petrolifera nazionale che veda coinvolti capitali privati, mentre sono anche all’esame dell’ Ufficio del Petrolio del Brunei lo sviluppo del sottoutilizzato settore del petrolio e gas downstream. Le attività downstream all’esame includono produzioni petrolchimiche ed agro-chimiche e la costruzione di una raffineria export-oriented. Attualmente infatti il Brunei esporta petrolio e gas in forma grezza.
Per ciò che concerne invece il gas naturale liquido, le vendite hanno raggiunto circa 6 milioni di tonnellate per anno (t/y) e costituiscono una consistente entrata: il 10% della produzione è destinata a soddisfare il consumo locale mentre la maggior parte è acquistata da tre Compagnie giapponesi: Tokio Electric, Tokio Gas ed Osaka Gas. Sette petroliere di proprietà della British Shell con capacità di 75.000 m3 ciascuna, trasportano il gas in Giappone. Dopo lunghe negoziazioni inoltre, nell’aprile del 1993 è stato firmato un contratto tra la Brunei Coldgas (Società di marketing del Gruppo Brunei LNG) e le Compagnie giapponesi per incrementare dell’8,5% annuo (fino ad arrivare a 165 carichi all’anno) la quantità di gas naturale trasportato in Giappone. Tale accordo ha fatto lievitare i prezzi del 10% e ha favorito lo sviluppo dell’impianto di Lumut dove è situata una delle raffinerie per la liquefazione del gas più grandi del mondo. Nel 1994 inoltre la Compagnia del Brunei ha firmato un altro contratto per la fornitura di 700.000 tonnellate all’anno alla Korea Gas Corporation. Altri futuri clienti saranno la Thailandia, le province cinesi del Guandong e Taiwan.

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